Disobbedienza digitale: l'accesso ai media digitali nell'era dei servizi
Sono già diversi anni che il vinile è tornato di moda e da poco meno anche le musicassette e persino gli iPod. Senza contare il ritorno dei pirati. Al di là del fascino nostalgico, c'è probabilmente anche una ricerca, più o meno consapevole, di riappropriarsi dei contenuti che consumiamo, uscire dal circolo vizioso delle piattaforme e allontanarsi dalla loro volatilità.
Ma ci sono davvero alternative valide e legali? E soprattutto, come siamo arrivati a questo punto?
Diritto d'autarchia
La legge italiana sul diritto d'autore è la Legge 633 del 1941, ancora in vigore oggi, nonostante sia stata scritta e promulgata durante il regime fascista. Questa legge ha esteso la censura a livello editoriale, rendendo sempre più capillare il sistema di controllo sulla cultura.
Nella lotta tra protezione del diritto d'autore e libero accesso alla cultura e all'informazione, le leggi sul copyright assicurano che lɜ cittadinɜ ci perdano sempre.
Nel 2013 il governo dell'Ecuador1 ha richiesto e ottenuto la rimozione dai social di contenuti che ne criticavano l'operato.
Nel 2020 quattro editori statunitensi hanno citato in giudizio Internet Archive, organizzazione no-profit che sta di fatto creando una biblioteca digitale universale in cui sono conservati gratuitamente contenuti di ogni tipo.
Da questa parte dell'Atlantico, a fine 2023 l'Italia ha oscurato Anna's Archive2, piattaforma che permetteva l'accesso libero a libri e pubblicazioni scientifiche.
Questi esempi mostrano chiaramente come strumenti pensati per tutelare lɜ creatorɜ possano trasformarsi in meccanismi di censura e controllo.
Cultura as a Service
Oggi sempre più spesso non compriamo davvero un prodotto, ma paghiamo per averne accesso. Succede con film, musica, libri, videogiochi e software. Non possediamo più nulla in senso stretto: i prodotti rimangono a nostra disposizione solo finché paghiamo l'abbonamento, rispettiamo i termini di servizio o, in altre parole, finché lo desiderano le piattaforme.
Un modello che può sembrare comodo e moderno, ma che in realtà toglie dalle nostre mani il controllo su ciò che pensiamo di aver acquistato. Quando un servizio decide di rimuovere un prodotto dal proprio catalogo o di modificare i termini di servizio, noi non possiamo far altro che adattarci.
Libri e dove non trovarli
Ignorando l'ironia della situazione, Amazon nel 20093 rimosse dal proprio catalogo 1984 e La fattoria degli animali di George Orwell, appellandosi a un problema di diritti d'autore. I libri tornarono poco dopo, ma in un'edizione diversa e chi li aveva già comprati dovette ricomprarli.
La storia si è ripetuta nel 2023, quando alcuni titoli disponibili solo su Kindle Unlimited sono stati rimossi dopo la comparsa di versioni pirata online, facendo ricadere il danno commerciale sull'autorə4.
Come ciliegina sulla torta, a febbraio 2025 Amazon ha disabilitato la possibilità di scaricare localmente gli ebook acquistati5. Prima di allora era possibile conservare il file sul proprio dispositivo, anche se protetto da DRM (di cui parleremo più avanti).
Riscrittura del presente e del passato
Disney fa scuola nel rimuovere contenuti che non le piacciono o che non si allineano all'immagine che vuole dare di sé.
Un esempio recente è Willow, serie del 2022 revival dell'omonimo film del 1988. Dopo risultati di audience deludenti, è stata completamente rimossa dal catalogo. Non esistendo una versione fisica in DVD o Blu-ray, oggi è impossibile vederla legalmente. Un altro caso in cui il danno è minimo per la piattaforma e pesa invece su autorɜ e creatorɜ che perderanno royalties e visibilità.
Dando un'occhiata al catalogo si può notare che manchino tantissimi corti come The Gallopin' Gaucho, Plane Crazy, Mickey's Follies, The Mad Doctor, Don Donald, Modern Inventions, Der Fuehrer's Face e Runaway Brain. Alcuni di questi sono stati spesso criticati o giudicati problematici.
Lo stesso vale per film live action come Song of the South, criticato per la presenza di stereotipi razzisti. L'elenco diventa ancora più lungo se si mettono in conto le modifiche e le censure apportate alle opere, con episodi mancanti, dialoghi modificati e scene tagliate6.
E non è solo Disney: anche Netflix e Prime Video hanno ripulito i propri cataloghi. Un esempio noto è un episodio di Community dedicato ai giochi di ruolo, rimosso perché uno dei personaggi si era dipinto la faccia di nero pece per interpretare un drow.
Tutti per uno, nessuno per tutto
Chiunque abbia provato a recuperare una serie di più stagioni sulle piattaforme streaming si è accortə di quanto l'impresa possa diventare frustrante se non impossibile.
L'esempio più emblematico è quello di Pokémon, a cui Polygon ha dedicato una guida7 per spiegare come seguire le stagioni: ci si abbona a Netflix per la prima metà della prima stagione, poi si passa a Prime Video con l'addon Pokémon fino alla stagione 22, quindi si torna su Netflix fino alla stagione 25. E non abbiamo ancora parlato dei film.
DRM (di MRD)
Mentre i supporti fisici low tech come VHS, musicassette o cartucce di videogiochi devono preoccuparsi solo dell'usura, tutte le altre forme di media digitali non sono al sicuro dal disturbo d'ansia da separazione dei loro produttori.
I DRM (Digital Rights Management, tradotto Gestione dei Diritti Digitali) sono sistemi che limitano copia, accesso e distribuzione dei contenuti digitali. Vengono applicati praticamente ovunque su CD, DVD e Blu-ray, ma anche su ebook, mp3 e film in streaming e on demand.
Dietro la scusa della tutela dei diritti d'autore, i DRM sono in realtà strumenti per massimizzare i profitti dei rivenditori. I formati digitali non si consumano né si rovinano: se un prodotto potesse essere venduto una volta sola senza esaurirsi mai, le aziende come guadagnerebbero?
Con i DRM si può limitare se e come copiare un file, quante volte, e su quali dispositivi possa essere riprodotto. I sistemi più recenti sono collegati a internet e possono tracciare quante volte un file viene aperto, da quale dispositivo o da quale posizione, aprendo scenari poco rassicuranti per la privacy dell'utente.
La legge italiana ha un rapporto contraddittorio con i DRM: da un lato vieta ogni modifica non autorizzata dal titolare del diritto d'autore, dall'altro riconosce allə consumatorə il diritto alla copia privata8.
Proprio per garantire questo diritto alla copia privata, paghiamo un prezzo maggiorato9 ogni volta che acquistiamo un dispositivo in grado di supportarne una, sia un videoregistratore, un hard disk o uno smartphone.
Per chi si stesse chiedendo se i DRM possano essere rimossi legalmente, la risposta è un netto BOH. Quello che è certo è che non sia affatto semplice farlo, specialmente nel caso di software o videogiochi.
In particolare, riguardo i videogiochi, navighiamo in acque ancora più torbide. Che si tratti di una console o di un negozio come Steam, è praticamente sempre il buon cuore dei distributori a decidere per quanto tempo potremo continuare a giocare. Sempre più spesso, anche i giochi single player richiedono di rimanere online, così da verificare che stiamo rispettando i termini di utilizzo. E, ancora una volta, tutto questo avviene a scapito deɜ consumatorɜ.
È infine il caso di parlare di Denuvo, forse il più popolare e controverso strumento di protezione in commercio. Funziona effettuando un controllo in tempo reale collegandosi continuamente a internet, con un impatto enorme sulle prestazioni del gioco originale. Al punto da portare diverse case di sviluppo a rimuovere questa protezione dopo i primi mesi dal lancio del gioco, una volta che il periodo critico per la pirateria è passato.
Corpo di mille balene!
Prima di arrivare alle conclusioni è doveroso un disclaimer: la pirateria è illegale non ruberesti mai un'auto, e questo post non è un invito a salpare i sette mari, ma piuttosto a riflettere e prendere decisioni più consapevoli su come fruire di media digitali.
Se c'è una via d'uscita dal modello della cultura come servizio, passa per una forma di disobbedienza digitale. Non parlo di infrangere la legge, ma di scegliere attivamente piattaforme e portali che mettono al centro l'accesso libero alla cultura, senza DRM e senza vincoli.
Esistono già molte realtà che vanno in questa direzione: GOG per i videogiochi DRM-free, itch.io per il mondo indie, Bandcamp e Qobuz per la musica, Liber Liber per i libri, o il già citato Internet Archive come enorme biblioteca digitale. Alcuni sono a pagamento, altri gratuiti, ma tutti condividono il principio per cui ciò che acquisti è davvero tuo.
Abbracciare questi modelli significa difendere il nostro diritto di accesso alla cultura, liberandoci dalle costrizioni imposte dalle grandi piattaforme.
Note
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Censorship in Ecuador has made it to the Internet – traduzione da El País ↩
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Che fine ha fatto il movimento per il libero accesso alle pubblicazioni accademiche – Il Post ↩
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Amazon Removes Books From Kindle Unlimited After They Appear on Pirate Sites – TorrentFreak ↩
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Kindle Users, Save Your Ebooks Before This Major Feature Disappears Tomorrow – CNET ↩
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Where to watch the entire Pokémon anime – Polygon ↩
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I Digital Rights Management tra diritti contrattuali e autotutela privata e DRM: in Italia la copia privata è un diritto ↩